Autore: Dipendenti in Cloud
Le soft skills sono importanti per un’azienda. Quando vengono valorizzate, influenzano positivamente la produttività. Invece, quando sono carenti, rappresentano un “limite” per la crescita aziendale.
In questo articolo capiremo meglio cosa sono le soft skills, perché non si dovrebbero trascurare, anzi valorizzare, e anche come si possono individuare nei dipendenti. Per farlo, ci riferiremo a diversi studi, ma anche a degli esempi concreti, che ti possono aiutare a calare i concetti nella quotidianità.
Non esiste una definizione univoca e universalmente riconosciuta.
Secondo il Collins English Dictionary, le soft skills sono quelle qualità “desiderabili” in certe forme di impiego che non dipendono dalla conoscenza acquisita: includono buon senso, abilità di rapportarsi alle persone e un atteggiamento positivo e flessibile.
Questa definizione ci permette individuare alcune caratteristiche delle soft skills:
In sostanza, le soft skills corrispondono alle capacità relazionali e comportamentali, le abilità cognitive e altri specifici tratti della personalità.
Vengono definite “soft” in contrapposizione alle hard skills, che invece costituiscono il bagaglio di conoscenze e abilità tecniche possedute dal lavoratore.
Continuando l’elenco di differenze tra soft e hard skills:
Le soft skills risultano sempre più strategiche in tutti i settori economici e produttivi, ma ancor di più nei cosiddetti "lavori digitali". Per sapere il perché, consulta l'approfondimento sulle digital skills.
Ora che abbiamo stabilito la definizione e alcune differenze fondamentali, capiamo perché le soft skills sono importanti nel contesto di un’azienda, piccola o grande che sia e in qualsiasi settore operi.
Iniziamo la serie di motivazioni spiegando le affermazioni con cui abbiamo iniziato questo articolo.
Secondo una ricerca condotta da ricercatori del Boston College, di Harvard e dell'Università del Michigan, dedicare tempo alla formazione e al potenziamento delle soft skills (in particolar modo la comunicazione e il problem solving) incrementa la produttività del 12% e genera un 250% di ROI (Return on investment).
Inoltre, stando a uno studio di Hay Group, i manager che sono leader e integrano nel proprio approccio una serie di soft skills, possono favorire un aumento delle performance del proprio gruppo fino al 30%.
Dall’altro canto, la mancanza di soft skills tra i candidati “limita la produttività dell’azienda”: è quanto affermato dal 58% dei manager americani in fase di assunzione intervistati da LinkedIn.
In un primo momento, possiamo pensare che le soft skills siano molto più diffuse rispetto alle hard skills. Del resto, quante volte abbiamo letto nei Curriculum Vitae (CV) espressioni quali “ho buone doti organizzative e so lavorare in gruppo”?
Eppure, non è proprio così. Secondo una ricerca condotta da LinkedIn, su 291 manager che assumono negli Stati Uniti, il 59% crede che le soft skills siano difficili da trovare. Quindi, presumiamo, che non sempre le affermazioni riportate dai candidati si concretizzino nella misura desiderata dalle aziende.
Inoltre alcune soft skills volte si dimostrano innate e connaturate alla persona, come ad esempio l’empatia. È vero che si possono acquisire e migliorare, ma per farlo serve un certo sforzo.
Proviamo, ad esempio, ad immaginare di incentivare un lavoratore a reagire positivamente agli imprevisti: è un po’ più impegnativo che insegnare come utilizzare un macchinario, vero?
Il ruolo delle soft skills nell’ambito della digitalizzazione viene ribadito in più occasioni e da più fonti.
Ad esempio, l’Oxbridge Academy sostiene che, grazie alla tecnologia, i compiti che richiedono di avere delle hard skills caleranno, mentre emergerà l’importanza delle soft skills. A supporto della sua argomentazione, cita uno studio del Deloitte Access Economics, secondo cui entro il 2030 due terzi dei lavori in Australia si baseranno sulle soft skills.
Il dato più recente in merito alle soft skills arriva dallo studio condotto da Piessepi, Nomisma e Gidp condotto sui responsabili delle risorse umane appartenenti ad un panel di imprese leader. Dal 2020 al 2022, il 42% delle aziende italiane coinvolte ha svolto attività di formazione sulle soft skills.
Questo dimostra l'importanza di investire nello sviluppo delle soft skills e più in generale sulla formazione del personale, anche in un periodo caratterizzato dall'incertezza economica.
I tre motivi sembrano essere convincenti, eppure possono a una prima lettura possono risultare generici e persino un po’ astratti: vediamo di calarli nella realtà di un’azienda, con qualche esempio.
Una prima, fondamentale soft skills è la comunicazione. Con questo termine, intendiamo la capacità di:
Proviamo a pensare alla differenza tra un dipendente con accentuate capacità di comunicazione e uno non così incline a questa dote: il primo sarà in grado di illustrare le idee e la proposta dell’azienda in modo più convincente rispetto al secondo.
Il saper lavorare in team è una capacità che molti sostengono di avere.
Certamente è facile operare quando il clima è disteso e tutti vanno d’accordo, diventa più difficile quando si presentano delle criticità.
Immaginiamo un lavoratore che ha “un cattivo carattere” e spesso litiga con i colleghi di reparto. Oppure non considera commenti e critiche in modo costruttivo. O, ancora, interagisce con difficoltà con le persone di diverse culture e provenienze sociali.
Queste situazioni mettono a dura prova le capacità di lavorare in gruppo.
Precisione e puntualità sono due chiari segnali della capacità di pianificare e organizzare i propri lavori, mentre ritardi e inefficienze sono il sintomo della situazione contraria.
Il possesso di questa soft skill non è correlata alle hard skills maturate: un dipendente può avere ottime conoscenze nel suo campo, ma aver difficoltà nel gestire i compiti che gli vengono affidati.
Inoltre, l’organizzazione e la pianificazione diventano ancora più importanti nello svolgimento del lavoro a distanza: infatti, il lavoratore che si ritrova in difficoltà nel gestire i propri compiti a lungo andare può soffrire di burnout, come abbiamo visto nell’articolo dedicato a smart working e motivazione.
È importante capire non solo se il dipendente è in grado di risolvere i problemi, ma anche come lo fa.
La creatività è certamente una soft skills preziosa, ma non solo nei lavori che la richiedono espressamente. Ad esempio, un lavoratore creativo è in grado di affrontare un progetto o un problema con un approccio innovativo, che va al di là degli schemi classici, indipendentemente dal settore in cui opera.
Creatività e innovazione spesso sono correlate e possono generare un mix vincente per un’azienda che desidera crescere in mercati sempre più competitivi e in rapido cambiamento.
La disciplina, l’affidabilità e l’integrità morale di una persona possono determinare le performance lavorative molto più di quanto ci aspettiamo.
Infatti, oltre che a dimostrare puntualità e onestà sul proprio operato, un dipendente con senso etico tenderà a concludere i compiti in modo tempestivo e professionale e a rimanere sempre concentrato e coinvolto.
Questo è un’esposizione essenziale delle principali soft skills che possono manifestarsi e tornare utili all’operatività in una piccola e media impresa.
La lista è lunga e diversi soggetti (enti di ricerca, aziende che operano nel recruiting, etc.) conducono ogni anno degli studi su quali sono le soft skills più richieste, che possono variare in base ai cambiamenti che influiscono sull’economia e sul mondo del lavoro. Noi ti rimandiamo all’elenco di soft skills di LinkedIn.
Giunti a questo punto, possono sorgere spontanee due domande:
Come abbiamo già detto, le soft skills sono difficili sia da misurare, sia da “insegnare”. Alcuni consigli però possono aiutarti in tal senso:
Siamo arrivati alla fine di questo approfondimento. Ora hai più chiaro cosa sono le soft skills, come e perché sono importanti e anche qualche indicazione su come gestirle. Non ti rimane altro che applicare questi concetti nella quotidianità della tua azienda: buon lavoro!